CELLULE STAMINALI DELLA POLPA DENTALE

La polpa dentale è un tessuto connettivo lasso, contenuto all’interno della camera pulpare della corona e dei canali radicolari;  è composta da cellule immerse in una matrice intercellulare caratterizzata da una sostanza fondamentale e da fibre (soprattutto fibre collagene tipo I e III). La matrice organica rappresenta circa il 25%, mentre il restante 75% è costituito da acqua. La massa centrale della polpa è formata da cellule e da matrice intercellulare.
Con l’avanzare dell’età si assiste a una progressiva diminuzione della popolazione cellulare e a un aumento numerico e volumetrico delle fibre collagene soprattutto nei 2/3 apicali della radice.

Cellule staminali

Quando parliamo delle cellule staminali della polpa dentale ci riferiamo a una specifica tipologia di cellule staminali: le mesenchimali. Si definisce cellula staminale quella cellula che ha la capacità di dividersi continuamente sia per dare origine a una cellula staminale uguale (capacità di autorinnovamento), sia per produrre cellule specializzate che possono differenziarsi in vari altri tipi di cellule o tessuti (plasticità differenziativa). Le cellule staminali presentano un grande potenziale proliferativo, sono capaci di autorinnovamento, possiedono ampie potenzialità differenziative e sono presenti in tutti gli stadi di sviluppo. Queste caratteristiche e la possibilità di manipolarle a livello genetico le ha rese oggetto di grande interesse in diversi ambiti di ricerca e di medicina rigenerativa.

La possibilità che la polpa potesse contenere cellule staminali fu all’inizio suggerita dall’osservazione che lesioni dentali severe, interessanti anche gli strati profondi della dentina e la polpa, stimolassero un processo riparativo naturale, grazie al quale venivano formati nuovi odontoblasti e veniva prodotta nuova dentina, detta terziaria o di riparazione.

Studi clinici effettuati in vitro hanno fiornito due importanti informazioni. La prima è relativa alla possibilità di isolare cellule staminali adulte da donatori di tutte le età, inclusi pazienti più vecchi (sopra i 67 anni). Nel caso di pazienti più anziani, sarebbe preferibile utilizzare «cellule giovani».
La seconda importante conclusione è che le cellule isolate da tutti i pazienti mantengono in vitro la propria staminalità per un lungo periodo.

Lo studio delle applicazioni cliniche delle cellule staminali adulte rappresenta senza ombra di dubbio l’ultima frontiera dell’odontoiatria. I progressi della biologia molecolare hanno consentito di chiarire i meccanismi fondamentali della guarigione ossea e il potenziale rigenerativo dell’osso stesso, aprendo la strada all’ingegneria tissutale ossea.

Sono in fase di attuazione progetti che prevedono la creazione di banche cellulari, attraverso crioconservazione di DPSCs prelevate per esempio da ottavi o denti decidui estratti. Queste cellule conservate potrebbero rappresentare fonte di cellule staminali per una rigenerazione ossea parodontale o peri-implantare nello stesso paziente a distanza di anni.

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